Rammento al lettore che stiamo sempre parlando dei primissimi anni di vita di un essere umano e che il soggetto in questione ci serve come esempio di ciò che può essere accaduto anche a noi, quando eravamo alla sua età. Se il nostro desiderio è quello di raggiungere una veneranda età in forma, nel pieno possesso delle facoltà mentali
e avvolti nella più profonda serenità d'animo, non è sufficiente conoscere tutti i “tarli” che possono contribuire a rendere irraggiungibile l'obiettivo, ma è senza dubbio un elemento indispensabile. Proseguiamo quindi la pregevole opera di rendere chiari gli ostacoli al fine di evitarli o proteggersene.
Le paure motivate (o quasi). Ipotizziamo che il bambino si addormenti sul divano nella stessa stanza dov'è presente la madre, affaccendata nelle sue silenziose opere casalinghe, e immaginiamo anche che la suddetta genitrice si trasferisca, senza farsi sentire dal dormiente, in un'altra stanza. Un forte rumore provoca un improvviso risveglio del piccolo che si trova completamente solo. I suo richiami volti ad attirare l'attenzione della madre non sortiscono alcun effetto perché la suddetta è, che ne so, nel giardino sul retro a stendere le lenzuola al sole di giugno. Il bambino spaventato non ottiene risposta e non ha né il tempo necessario né la capacità per ragionare freddamente sui motivi più plausibili della scomparsa della madre. Occorre qui ricordare che le reazioni istintive sono molto più veloci di qualsiasi operazione della mente razionale, indipendentemente dall'età del proprietario del cervello. Figuriamoci, poi, un bambino di tre anni che dovrebbe confrontare l'ipotesi della figura materna strappata dalla casa da un impegno improvviso con il terrore dell'abbandono!
Non è da trascurare, infine, che un infante di quell'età dipende in tutto e per tutto dall'adulto che si occupa di lui ed è quindi il primitivo e animale istinto di sopravvivenza a essere chiamato in causa!
I panni stesi servivano per illustrare il libro. Tranquilli... fate conto che la mamma sia già rientrata in casa e tirate un sospiro di sollievo!
Il problema è che una persona che ha registrato la sensazione dell'abbandono, non è in grado di cancellare del tutto quella sensazione proprio perché istintiva e non razionale.
Potrà far smettere di suonare questo campanello d'allarme, che urla con tutte le sue forze «Aiuto! Sono rimasto solo e morirò!», soltanto con un lavoro di rivisitazione dell'evento e con la sua piena comprensione.
In caso contrario, ogni volta che le circostanze avranno una similitudine con il trauma iniziale, il segnale d'allarme si ripeterà e il soggetto si sentirà in pericolo, perdendo contemporaneamente il controllo razionale sui propri sentimenti e a volte anche sulle proprie azioni.
Continua...
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