lunedì 25 maggio 2015

Dove osano i Conigli

Quale inconsulto desiderio potrebbe mai spingere a pubblicare una rubrica destinata ai conigli su un blog di letteratura?

Ci potrebbero essere, in effetti, mille (forse anche milleduecentosettantatré) motivi validi, ma nel momento attuale non mi vengono in mente tutti.
Qualcuno, però, sì:
- considerando le statistiche sui lettori italiani, che delineano un popolo assai meno attivo dei cugini europei, non sarebbe assurdo intraprendere una campagna di alfabetizzazione dei conigli e, come per incanto, le vendite salirebbero alle stelle;
- anche i conigli, che hanno pieno diritto di cittadinanza sull'italico suolo, meritano una rubrica tutta loro;
- i roditori di cui sopra, che notoriamente non brillano per coraggio, potrebbero aver bisogno di un aiuto da parte nostra che, come esseri umani, siamo convinti di essere tutti eroici (almeno davanti alla televisione);
- Bugs Bunny, che ha settantasette anni, ma non li dimostra (sarà la dieta a base di carote?), magari si annoia e non sa che cosa leggere;
- e che dire di Tamburino, Tippete, Roger Rabbit, Peter Coniglio, eccetera? Ecco, appunto, non so proprio cosa dire di questi personaggi... Forse potrei dilungarmi un po' di più sul Bianconiglio, però non so se ne valga la pena, perché temo davvero di finire fuori tema...

Tornando a bomba, devo dire che questa rubrica è nata come L'Angolo dei Consigli. Ma noi, che siamo intrepidi e per gli intrepidi parteggiamo, non ci sentiamo di dare consigli a nessuno.
Sappiamo che gli intrepidi sono bravi (nel senso stretto del termine, ovvero coraggiosi) a sbagliare da soli e, poi, a cadere in piedi, quindi questo è un Angolo in cui scrittori e lettori possono godersi una pausa semiseria, bersi un caffè, un aperitivo, una spremuta o qualcosa di più forte... leggendo divagazioni sulla scrittura e sulla letteratura.
Ecco quello che troverete: considerazioni, idee, pensieri, suggerimenti, spunti per riflettere e confrontarsi su una passione comune. Il tutto, ovviamente, condito con una saggia dose di leggerezza, perché non è mai bene prendersi troppo sul serio.

Potremmo considerarlo un Caffè Letterario in cui i Consigli non si sprecano, ma i Conigli sono ben accetti ;-)

Tenete d'occhio il blog, perché la rubrica è già piazzata sulla linea di partenza.

Ivan lo Stupido

sabato 16 maggio 2015

Anch'io leggo Le Ombre Azzurre

Oggi vi racconto la storia di un successo letterario...

"Io leggo Le Ombre Azzurre"


"Io leggo Le Ombre Azzurre"


"Io leggo Le Ombre Azzurre"


"Noi leggiamo Le Ombre Azzurre"

E qui?
... si vede!


"Mi hanno rubato Le Ombre Azzurre"

Quando le immagini parlano da sole...

Se anche tu vuoi dire "Io leggo Le Ombre Azzurre":

YouCanPrint
Mondadori
IBS
Feltrinelli
Libreria Universitaria
Hoepli

Buona lettura!

Ivan lo Stupido

giovedì 7 maggio 2015

Ho letto Le Ombre Azzurre

Sono uno che legge per mestiere. Legge di tutto, legge forte. La maggior parte delle volte, finito di leggere, dimentica. Quando leggo, io cerco la storia, chiedo un’alternativa allo svago preconfezionato e seriale, sempre pronto in tv come un kinder in frigorifero.
Scrivete quello che volete ma datemi una storia in cui infilarmi e passare parte del mio tempo, è questo che cerco. Quando lo trovo, e non solo, quando la storia mi rimane in testa a lungo dopo che ho finito di leggerla, allora ne devo parlare.
Le Ombre Azzurre mi è piaciuto in modo inaspettato, l’ho detto anche all’autore (sì lo so che sarebbe un’autrice, ma la tipa è strana, ha personalità multiple e io non so bene con quale ho parlato).
Con quel titolo in sordina è stato una sorpresa che mi ha preso fin dall’attacco e ha continuato a farlo fino in fondo, tenendomi agganciato con un’attrazione sottile.
Un romanzo non etichettabile, diverso da tutti gli altri fantasy che (non) avevo letto prima,  inconsueto e sorprendente nelle scelte, per clima e ambientazione, ma dotato di un intreccio complesso, in cui per arrivare anche solo al perché di quelle ombre azzurre bisogna aprire scatole che ne contengono altre, e una volta arrivati si deve ricominciare.
Quali sono gli elementi che fanno intrigante una storia? La tensione, il mistero, il colpo di scena, la rivelazione finale. E la paura? Certo, anche la paura. 
È proprio su quella che si apre il romanzo. Sulla paura di un ragazzino che si sveglia per strada e non sa come ci sia arrivato, che si gira attorno e non riconosce il posto, che si guarda e non riconosce se stesso. Una paura che non passa, anzi si fa più grande quando capisce che quel posto che non ha mai visto è il paese in cui vive, paura che continua a crescere, quando scopre chi è e per cosa è conosciuto. È un bastardo malvisto da tutti, un piccolo criminale, di quelli che la gente si aspetta che da grande diventi un criminale vero. Lui non ricorda niente, eppure non ci crede, non può essere così: lui è convinto di essere un altro e il tempo gli darà ragione, ma solo per intricare di più il mistero, perché qui sono proprio le regole del tempo ad essere sovvertite.  
C’è uno scenario fatto di case e cortili, di portici e piazzette, sagrati e campanili, a fare da sfondo a questa storia, i contorni di un paese tranquillo dove però stanno succedendo cose strane, brutte cose, che per qualcuno hanno a che fare proprio col ragazzino e con una vecchia storia dai risvolti oscuri.
C’è la serenità disarmante di scene che rievocano il buono della nostra l’infanzia, e poi c’è l’inimmaginabile che sta dietro il sipario, ci sono figure che avrei voluto conoscere da bambino e ci sono anime nere.
Ho letto il libro con la fretta di arrivare  in fondo ma allo stesso tempo avrei voluto non arrivarci e farlo durare ancora, perché quello che mi ha agganciato non è stato solo il dipanarsi dell’intreccio prima della rivelazione. È stato essere lì.  
Io ci sono stato in quel paese, nelle cucine di quelle case, ho visto il sagrestano sghembo spazzare via il riso dal sagrato e i ragazzini andare a scuola prendendo il ponte della ferrovia.
Facevo a palle di neve con lui, col protagonista, quando tutto, di colpo, gli è tornato in mente.  
Sarà quel passato ancora recente ma che sembra lontanissimo, o quel futuro che è il nostro presente, e che allora sembrava fantascienza, ma l’atmosfera mi ha preso e mi è rimasta in testa, come certi sogni che per un po’ non riesci a levarti di dosso. Mi ha lasciato la suggestione delle cose che a dispetto di tutto, parlano alla parte di te che non è mai cresciuta.
Ecco, se pensate che almeno una parte di voi non è ancora diventata grande e probabilmente non  lo diventerà mai, e se avete la certezza che almeno lei si salverà dall’invecchiare, allora questo romanzo fa per voi. Ci sono pagine che vi faranno sentire bene.
Un bene piccolo, intendiamoci.
Come vedere un  papavero che spunta da un tombino.



Martin Weasel


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