Posso offrirti un tè?
È caldo e
fa bene all'anima, ma perché il suo effetto sia ancora più corroborante, permettimi di
aprire un libro e
leggere insieme le prime pagine.
Bene, allora, iniziamo la lettura mentre sorseggiamo il tè.
«Un
rumore ritmico, una specie di ruvido fruscio che si avvicinava, lo
tirò fuori da quel sonno scomodo e grave.
Non
riuscì ad aprire gli occhi subito.
Lasciò
controvoglia che gli altri sensi, lentamente, lo riportassero a
galla.
Perché
non c’era niente di gradevole in quel risveglio.
La
sua testa appoggiava su qualcosa di gelido e duro, e le mani
toccavano un piano umido e scabro. Un odore pungente gli irritava il
naso, dandogli la nausea.
Il
rumore si avvicinava sempre di più.
Allora,
a fatica, il ragazzo aprì gli occhi.
Si
ritrovò per strada, rannicchiato contro il muro di una casa, con la
testa appoggiata a un cippo di pietra. Le mani sull’asfalto umido.
L’odore
che lo aveva nauseato veniva da lì sotto, da una chiazza scura
nell’angolo in cui stava, assieme a foglie secche, polvere,
cartacce. Spazzatura di cui lui stesso sembrava far parte.
Un
dolore alla testa voleva schiacciarlo, e altre fitte, ai fianchi e
alla schiena, si fecero sentire non appena cercò di alzarsi.
Si
guardò in giro, con movimenti torpidi. Doveva essere l’alba. I
lampioni erano ancora accesi ma il cielo cominciava a schiarire.
Un
netturbino, armato di ramazza, stava pulendo il ciglio della strada,
sospingendo altre carte e altre foglie che presto avrebbero raggiunto
il mucchio nel quale stava seduto.
L’uomo
si accorse di lui, e in quel preciso istante, non sapendo nemmeno
perché, il ragazzo realizzò che c’era una sola cosa da fare:
darsela a gambe.
Si
alzò in piedi e si mise a correre ancora confuso lungo quella
strada, il più lontano possibile dalla voce del netturbino, che
sorpreso dal suo spuntare improvviso, adesso lo stava chiamando:
«Ehi
tu, che ci fai in giro a quest’ora? Dove vai?»
Il
ragazzo corse, per quanto poteva, a dispetto del dolore che sentiva
un po’ dappertutto, corse impaurito fino a farsi scoppiare i
polmoni, poi, rallentando, si voltò indietro. La strada aveva fatto
una curva e lui non vedeva più nessuno, poteva fermarsi a prendere
fiato, per guardarsi in giro meglio, per cercare di capire dove
fosse, e perché fosse lì, e quando.
Che
giorno era?
In
quel momento lungo di una mattina che non sapeva quale fosse, lui non
riconosceva niente di quel che gli stava intorno.
Nemmeno
la figura che la vetrina di una macelleria chiusa gli stava
rimandando: il ragazzo riflesso là dentro e che lo guardava con
occhi spaventati, lui non l’aveva mai visto.
Non
sapeva nemmeno perché dovesse scappare, ma sentiva di doversi tenere
alla larga da chiunque almeno finché non fosse riuscito a capire
cosa gli era successo.
Stordito
si guardò intorno alla ricerca di un posto dove ripararsi
nell’attesa. Faceva freddo e lui aveva addosso dei calzoni corti e
un maglione bucato su una camicia a quadri. Si sentiva inadeguato,
oltre che gelato e impaurito...»
Purtroppo il nostro tempo è scaduto, ma se l'incipit ti è piaciuto e vuoi continuare la lettura di questo romanzo, devo dirti il titolo...
Le ombre azzurre di P. M. Mucciolo
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Buona lettura e felice giornata!