BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!
Con gli Auguri creati apposta per voi dal nostro bravissimo Martin Weasel!
Ciò che si è contribuisce alla nostra felicità più di ciò che si ha o di ciò che si rappresenta.
La cosa principale è sempre ciò che un uomo è, e di conseguenza ciò che possiede in se stesso, perché la sua individualità lo accompagna sempre e colora tutti gli avvenimenti della sua vita.
In ogni occasione, la sua prima impressione è data da egli stesso.
Questo è vero per i piaceri materiali e, a più forte ragione, per quelli dell’anima.
Così l’espressione inglese “To enjoy one’s self” è molto azzeccata. Non si dice mica in inglese “Parigi gli piace”, si dice invece “Egli si piace a Parigi” (He enjoys himself at Paris).
Gli uomini ancor prima che pavidi sono pigri e soprattutto temono gli incomodi che procurerebbero loro una nudità e una sincerità incondizionata.
Soltanto gli artisti odiano questo incedere dolente, che ostenta maniere d'accatto e opinioni posticce, e svelano il segreto, la cattiva coscienza di ognuno, il principio cioè che ogni uomo è un miracolo irripetibile; essi soltanto osano mostrarci l'uomo nella sua peculiarità e unicità fin nel più piccolo movimento muscolare e, ancor più, osano mostrarci come, in questa rigorosa coerenza della sua unicità, è bello e degno di osservazione, nuovo e incredibile come ogni opera della natura, e niente affatto noioso.
Il grande pensatore che disprezza gli uomini, ne disprezza la pigrizia: poiché a causa di questa essi appaiono simili a prodotti di fabbrica, indifferenti, indegni di contatti e di ammaestramenti.
L'uomo che non voglia far parte della massa non ha che da smettere di essere accomodante con se stesso; segua piuttosto la propria coscienza che gli grida: «Sii te stesso! Tu non sei certo ciò che fai, pensi e desideri ora».Ogni giovane anima sente ogni giorno e notte questo appello e ne trema; infatti presagisce, rivolgendo il pensiero alla sua reale liberazione, la misura di felicità destinatale dall'eternità; felicità che non riuscirà mai a raggiungere se incatenata dalle opinioni e dalla paura. E quanto assurda e desolata può divenire l'esistenza senza questa liberazione! Nella natura non c'è creatura più vuota e ripugnante dell'uomo che è sfuggito al suo genio e ora volge di soppiatto lo sguardo a destra e a sinistra, indietro e ovunque. Un tale uomo alla fine non lo si può neppure attaccare: è solo esteriorità senza nucleo, un marcio costume, pitturato e rigonfio, un fantasma agghindato che non può ispirate paura e tanto meno compassione.
La nostra straordinaria esistenza proprio nel suo ora ci dà forza più di ogni altra cosa a vivere secondo una legge e una misura nostra: quel qualcosa di inesplicabile per cui viviamo, proprio oggi, pur non avendo avuto il tempo infinito per nascere, per cui null'altro possediamo se non un oggi brevissimo e in esso dobbiamo mostrare perché e a che scopo siano nati proprio ora. Noi siamo responsabili davanti a noi stessi della nostra esistenza; quindi vogliamo essere i veri timonieri di questa esistenza e non permettere che assomigli a pura accidentalità senza pensiero. Con la vita bisogna saper trattare con audacia, esponendosi al rischio: tanto più che, sia nel migliore che nel peggiore dei casi, la perderemo. Perché, allora, essere attaccati a questa zolla, a questo mestiere, perché drizzare le orecchie per sentire ciò che dice il prossimo? È così provinciale sentirsi vincolati a opinioni che a distanza di qualche centinaio di miglia già non sono più vincolanti. Oriente e occidente sono segni di gesso che qualcuno traccia davanti ai nostri occhi per prendersi gioco della nostra pavidità. «Voglio tentare di raggiungere la libertà», si dice la giovane anima: ed ecco che dovrebbero impedirglielo due nazioni che per caso si odiane e si combattono, o un mare che divide due continenti, o il fatto che ovunque si insegna una religione che duemila anni fa ancora non esisteva. «Tu non sei tutto questo», si dice la giovane anima. «Nessuno può costruirti il ponte sul quale tu devi attraversare il fiume della vita, nessuno se non tu stessa. Ci sono sì infiniti sentieri e ponti e semidei pronti a portarti oltre il fiume; ma solo al prezzo di te stessa: tu daresti in pegno te stessa e ti perderesti. Nel mondo esiste una sola strada che nessuno, se non tu, può percorre: dove conduce? Non domandare, ma seguila!».
Ma come possiamo ritrovare noi stessi? Come può l'uomo conoscersi? È una cosa oscura e velata; e se la lepre ha sette pelli, l'uomo può toglierne sette volte settanta e neppure allora potrà dire: «questo ora sei realmente tu, non è più scorza». Inoltre, scavare se stessi in questo modo e profondare così per la via più diretta nel pozzo della propria esistenza, è un inizio tormentoso e azzardato. Con facilità ci si possono produrre delle ferite che nessun medico può sanare. E per giunta: a che scopo ciò sarebbe necessario, quando tutto testimonia del nostro essere: le nostre amicizie e le nostre inimicizie, il nostro sguardo, la nostra stretta di mano, la nostra memoria e ciò che dimentichiamo, i nostri libri e i tratti della nostra penna.Ma ecco il mezzo per realizzare l'interrogatorio più importante. Guardi la giovane anima indietro nella propria vita, e si chieda: che cosa hai veramente amato, che cosa ha attratto la tua anima, che cosa l'ha dominata e allo stesso tempo resa felice? Allinea davanti a te questi venerati oggetti ed essi, forse, con il loro essere e la loro successione, ti daranno una legge, la legge fondamentale di te stesso. Confronta questi oggetti e osserva come l'uno completi l'altro, lo ampli, lo superi e lo trasfiguri fino a formare una scala su cui tu finora ti sei arrampicato alla conquista di te stesso; la tua vera essenza infatti non sta profondamente celata dentro di te, ma smisuratamente al di sopra di te o, almeno, al di sopra di ciò che tu sei solito considerare il tuo io.I tuoi veri educatori e formatori ti svelano il senso originario e la materia fondamentale del tuo vero essere, qualcosa che non si può assolutamente educare né formare: i tuoi educatori non possono essere nient'altro che i tuoi liberatori. E questo è il segreto di ogni formazione: essa non dà membra artificiali, nasi di cera, occhi occhialuti, doni che solo la falsa immagine dell'educazione può dare. Essa è vera liberazione, rimozione di tutte le erbacce, rifiuti e parassiti che minacciano i delicati semi delle piante, è emanazione di luce e calore, tenero scroscio di pioggia notturna, essa è imitazione e venerazione della natura, quando questa si mostra materna e misericordiosa, e ne è perfezionamento, quando ne previene gli attacchi terribile e spietati volgendoli al bene, quando stende un velo sulle manifestazioni del suo animo matrigno e della sua triste follia.Certo esistono altri mezzi per ritrovarsi, per rinvenire dall'intontimento in cui, come in una fosca nube, si vive normalmente: io però non conosco nulla di meglio che ricordarsi dei propri educatori e formatori.
Cadete foglie, cadete fiori e svanite,notte distenditi, accorciati giorno,ogni foglia mi parla di pace soavestaccandosi con un sussurro dall’albero autunnale.
"Il buon lettore aspetta le vacanze con impazienza. Ha rimandato alle settimane che passerà in una solitaria località marina o montana un certo numero di letture che gli stanno a cuore e già pregusta la gioia delle sieste all’ombra, il fruscio delle pagine, l’abbandono al fascino d’altri mondi trasmesso dalle fitte righe dei capitoli."
Italo Calvino