mercoledì 11 aprile 2018

C'era una volta...



Tutto ha inizio con l'antico monito “conosci te stesso”.
Sebbene gli esseri umani siano convinti di conoscersi e di essere dotati di coerenza e coesione psichica, in realtà si conoscono poco e sono volubili e influenzabili. Gli stimoli esterni provocano continui dubbi, turbamenti e cambiamenti di rotta, mettendo in risalto l'esistenza di personalità multiple o quanto meno di un'identità frammentata. Sembra che questa sia la natura dell'essere umano, il quale può, però, ricercare in se stesso un nucleo che gli dia stabilità, senza impedirgli di crescere. Si tratta di rapportare ogni nuovo apprendimento a un io unitario e permanente.
Sono molte le voci e le opinioni che agitano la mente umana e che, entrando in conflitto tra loro, infliggono battute d'arresto e causano tensioni ardue da risolvere. Scontri e divergenze interiori sono il chiaro segnale di una personalità frammentata, che tende a subire la vita più che partecipare volontariamente al suo dispiegarsi.
Una delle più grandi illusioni dell'essere umano riguarda appunto il suo io. Quella che potremmo definire la “macchina-uomo” è un evoluto congegno con cui e attraverso il quale tutto accade, ma che non può fare, se per fare intendiamo un agire deliberato e volontario. Per fare, occorre un'identità permanente, mentre ciò che viene comunemente chiamato "io" muta con la stessa rapidità con cui cambiano i pensieri, i sentimenti e gli umori. Commette un grave errore, chi considera se stesso sempre una sola stessa persona, perché in realtà egli è sempre una persona differente. Ogni pensiero, ogni desiderio, ogni avversione, ogni sensazione, ogni umore dice “io”; io penso; io desidero; io detesto; io sento; io ho bisogno. Si dà per scontato che questo io appartenga a un tutt'uno, ovvero all'intero essere umano, e che, di conseguenza, i pensieri, i desideri, le avversioni, le sensazioni e gli umori siano espressi da questo tutt'uno. Nella realtà dei fatti, una simile supposizione non ha fondamento, perché ogni idea e ogni capriccio compaiono e vivono in modo indipendente dall'unità. Questo tutt'uno non si esprime mai, per la semplice ragione che esso non è strutturato, cioè esiste di per sé, ma solo fisicamente, in quanto corpo, e in astratto, in quanto concetto.
L'essere umano non ha un Io individuale, piuttosto ha centinaia di piccoli io separati, talvolta sconosciuti tra loro, talvolta ostili l’uno nei confronti dell’altro, che sono reciprocamente esclusivi e incompatibili. Ogni volta che una persona dice o pensa “io”, quell'io è differente, ora è un pensiero, ora una sensazione, ora un altro pensiero, ora un'altra sensazione, e via di seguito senza fine.
L'essere umano è una pluralità, che deve realizzare l'unità, portando in essere ciò che viene chiamato Io o .
E non si sottovaluti la differenza tra un io e un Io: l'iniziale maiuscola non è un gioco grafico, ma sta a rappresentare l'identità, come fosse un nome proprio.

Tratto dal libro La quinta via di Samantha Fumagalli e Flavio Gandini

Samantha Fumagalli e Flavio Gandini, ricercatori, scrittori e docenti, dopo aver studiato e sperimentato le scoperte enunciate dal professor Calligaris, hanno inventato la Dermoriflessologia® e la Dermoalchimia®, due discipline olistiche dedicate all'armonizzazione di corpo, mente e spirito e allo sviluppo della coscienza umana e della spiritualità. Nel 2000 hanno fondato l’Associazione Vega per lo studio e la divulgazione di queste materie e hanno dato vita all'Accademia di Dermoriflessologia.


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giovedì 5 aprile 2018

Nuovo nato in casa G&V


La pietra filosofale è un ottimo spunto per presentare questo libro, che pone le basi per un vero laboratorio alchemico interiore.
Alla pietra filosofale sono attribuite tre proprietà: donare la conoscenza, fornire l'elisir di lunga vita e trasmutare il piombo in oro. Poteri straordinari che simboleggiano la ricongiunzione dell'anima con la dimensione spirituale, onnipresente e onnipotente. Da qui la conoscenza, che scaturisce dalla comprensione di se stessi e del mondo circostante, l'elisir di lunga vita, risultato di nuovi modi di pensare e di agire, e la trasmutazione del metallo vile in oro, ovvero l'individuazione del sé superiore.
L'alchimia si fonda sulla relazione tra spirito e materia e per l'alchimista la metamorfosi interiore si riflette in un miglior benessere psicofisico, una vita più creativa e una maggior prosperità.
La quinta via è un percorso alchemico di trasmutazione psichica, che integra spirito e materia.
L'insegnamento si rifà all'antico sapere ermetico, la parte pratica è composta da azioni quotidiane, meditazioni e Dermoalchimia.

Disponibile anche in ebook.

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mercoledì 4 aprile 2018

Il demone, questo sconosciuto

I demoni fanno parte della storia dell'uomo fin dai primi momenti della sua comparsa sul pianeta Terra e, forse su altri pianeti. Ogni volta che qualcosa va storto, che non rispecchia le nostre aspettative, quando la sorte, insomma, sembra remare contro, ci si convince che un demone stia facendo il proprio lavoro a nostro discapito.
E i piccoli demoni, quelli meno conosciuti e non catalogati negli elenchi infernali non sono meno dannosi degli occupanti le "alte sfere" della gerachia diabolica.
Presentiamone uno, il cui nome è del tutto misconosciuto, le cui azioni, però, sono ben note a molti.

Menagraham (a volte si fa chiamare anche Portasfigael)

Come la maggior parte dei suoi parigrado ha assolutamente bisogno di impossessarsi di un umano per potersi manifestare con eventi materici. Pertanto sceglie un soggetto idoneo a prestare la sua voce, promettendogli l'immunità. Soltanto con le parole del suo tramite riesce a compiere i piccoli disastri che realizzano la sua missione.

Personaggi:
la vittima della persecuzione (sarà il narratore della vicenda in prima persona);
il tramite di Menagraham (la seconda voce del dialogo).

Scenario:
una situazione facente parte della più assoluta normalità e che, quindi, la vittima considera assolutamente tranquilla e innocua.

Epilogo:
lo vediamo nella foto finale.

Nota Bene:
la storia è evidentemente inventata e anche i personaggi, ma la morale, come nelle fiabe, è autentica.

Ho appena avviato il motore dell'auto per recarmi a comprare una chiave fissa nell'utensileria del paese vicino al mio. Sono soltanto due chilometri, ma, a causa di una leggera pioggia, ho deciso di non andarci in bicicletta.
La strada che devo percorrere è secondaria, o forse anche terziaria (ammesso che esistano strade di tale categoria). Più o meno transiteranno venti auto in una giornata, la conosco meglio delle mie tasche, è dritta, pianeggiante e anche asfaltata da poco.
Si avvicina un conoscente e mi dice: «Stai andando a Xxx?».
«Sì, - rispondo - faccio un salto in utensileria».
«E che ci vai a fare?».
«Guarda, è una strana storia. - Spiego - Da un paio di mesi abbiamo programmato una vacanza-turismo in mountain-bike. Siamo in sei amici e ogni anno organizziamo un tour sugli Appennini. Nel pomeriggio si parte, ma questa mattina, quando sono andato nel box per montare il portabici sull'auto, non ho trovato la chiave da 13. È molto strano perché gli attrezzi sono tutti appesi in ordine e lo spazio della chiave era vuoto».
«Brutto segno! - Bofonchia. Poi a voce più alta si spiega - È il destino che ti dice di restare a casa. Ne sono certo. È così che si annunciano le disgrazie».
«Rinunciare per una chiave inglese? Ma se abbiamo anche pagato gli alberghi...».
«Mai pagare in alticipo. Non si può mai sapere cosa può accadere all'ultimo istante».
Decido di dirottare il discorso su argomenti meno dolorosi.
«E tu che ci vai a fare a Xxx, stamattina? Beh, ma intanto sali, altrimenti non arriviamo più».
«Vado dall'assicuratore, - comunica chiudendo la portiera - devo stipulare un'assicurazione contro gli infortuni».
Metto la mano sinistra sul profilo del finestrino sperando che, almeno quello, sia di ferro e serva come scongiuro.
«Fanne una anche tu. Questa propone la copertura per l'invalidità totale e parziale, permanente e provvisoria... Per te che vai in posti impervi e isolati con la bicicletta, sarebbe il minimo».
Sono partito e, dopo cento metri già fermo all'unico semaforo del paese, che, ovviamente è diventato rosso non appena mi sono avvicinato.
Lui si mette una mano nei capelli, disperato, e con l'altra indica il quarto bottone della mia camicia. Oddio, penso, non avrò chiuso la cerniera dei pantaloni?
«Non hai allacciato la cintura di sicurezza!!!».
«Dio Santo, - replico, infastidito - sono solo due chilometri in mezzo ai campi».
«Ma bisogna metterla sempre! Non sai come è pericoloso viaggiare senza?».
«Che palle, ti sembra che stiamo viaggiando? Andiamo a cinquanta all'ora...».
«Ieri è morto un automobilista sulla provinciale, urtando un paracarro. Ed era appena partito al semaforo».
Non ne posso più. Dopo alcune manovre scaramantiche decido di farlo smettere agganciando la maledetta cintura. Non si muove.
Tiro più forte, ma continua a non muoversi.
Provo a guardare. Sembra tutto normale.
Tiro di nuovo. Che diavolo è successo? Volto la testa verso l'avvolgitore.
È bastato un istante di distrazione...