L’elogio del fallimento fatto da J.K. Rowling davanti agli
studenti di Harvard
"Alla fine, tutti dobbiamo decidere da soli ciò che
rappresenta un fallimento, ma il mondo è abbastanza ansioso di darvi
una certa gamma di criteri se voi lo permettete. Così penso sia
giusto dire che oltre ogni misura, nei soli sette anni seguenti il
giorno della laurea, ho fallito in modo epico. Un matrimonio
eccezionalmente corto si è sgretolato, ed ero senza lavoro, orfana
di mia madre, e povera tanto quanto è stato possibile
nell’Inghilterra moderna, senza contare la mancanza di una casa. Le
paure che i miei genitori avevano manifestato e che io mi ero
figurata, erano arrivate e, come da manuale, ero il più grande
fallimento che sapessi.
Ora, non starò qui a dirvi che il
fallimento è divertente. Non avevo idea quanto lungo fosse quel
tunnel, e per molto tempo, ogni luce alla fine di esso era una
speranza piuttosto che la realtà.
Allora perché parlare dei benefici del fallimento? Semplicemente
perché fallire ha voluto dire spogliarsi dell’inessenziale. Ho
smesso di fingere di essere qualcos’altro se non me stessa e ho
iniziato a indirizzare tutte le mie energie verso la conclusione
dell’unico lavoro che per me aveva importanza. Non mi occupavo
davvero di nient’altro, se non trovare la determinazione nel
riuscire in un campo a cui credevo di appartenere veramente. Ero
finalmente libera, perché la mia più grande paura si era davvero
avverata, ed ero ancora viva, e avevo già una figlia che ho adorato,
e avevo una vecchia macchina da scrivere e una grande idea. E così,
concrete basi divennero solide fondamenta su cui ricostruire la mia
vita.
Fallire mi ha dato una sicurezza interiore che mai avevo raggiunto
superando gli esami. Fallendo ho imparato cose su me stessa che non
avrei mai imparato in un altro modo. Ho scoperto che ho una volontà
forte, e più disciplina di quanto avessi pensato; ho anche scoperto
che avevo amici veramente inestimabili.
Il sapere che vi rialzate più saggi e più forti dalle cadute
significa che sarete, da allora in poi, sicuri nella vostra capacità
di sopravvivere. Non conoscerete mai voi stessi, e la forza dei
vostri legami, fino a quando entrambi non saranno provati dalle
avversità. Una tale conoscenza è un vero dono, per tutto ciò che
avrete vinto nella sofferenza, e per me ha più valore di ogni altra
qualifica abbia mai guadagnato.
Avendo una macchina del tempo o un Giratempo, direi alla me stessa
di 21 anni che la felicità personale si trova nel sapere che la vita
non è una lista di cose da raggiungere o in cui avere successo. Le
vostre qualifiche, il vostro CV, non sono la vostra vita, sebbene
possiate incontrare molte persone della mia età e oltre che
confondono le due cose. La vita è difficile, è complicata, è oltre
la possibilità di essere totalmente sotto controllo, è l’umiltà
di sapere che sarete capaci di sopravvivere alle sue sfide."